Malaria

La zanzara Anopheles è spesso descritta come il più pericoloso insetto al mondo. Alcune fonti parlano di un milione di morti all’anno; altri addirittura di tre milioni, con un effetto sproporzionato su bambini e anziani nei paesi in via di sviluppo.

Komar z rodzaju Anopheles, wektor przenoszący malarię. /źródło: wiki (domena publiczna)

Komar z rodzaju Anopheles, wektor przenoszący malarię. /źródło: wiki (domena publiczna)

“Esistono più di tremila specie di zanzara, ma le principali responsabili della diffusione di malattie umane sono tre. Le zanzare anopheles sono l’unica specie riconosciuta come vettore della malaria. Questi insetti trasmettono anche la filariasi (detta anche elefantiasi) e l’encefalite. Le zanzare Culex sono vettore di encefalite, filariasi e virus del Nilo occidentale. E quelle del genere Aedes, cui appartiene la vorace zanzara tigre, trasmettono la febbre gialla, la dengue e l’encefalite.

Le zanzare si fanno guidare verso le loro vittime dall’anidride carbonica espirata, dalla temperatura e dagli odori del corpo e dal movimento. Soltanto le zanzare femmine possiedono le componenti della bocca necessarie per succhiare sangue. Quando pungono con la loro proboscide, conficcano due tubicini nella pelle: uno per iniettare un enzima che inibisce la coagulazione del sangue, l’altro per succhiare il sangue nel corpo. Usano il sangue non come nutrimento per sé, ma come fonte proteica per le proprie uova. Per nutrirsi, sia i maschi che le femmine assimilano nettare e altri zuccheri vegetali.

Le zanzare possono trasmettere malattie in vari modi. Nel caso della malaria, i parassiti si attaccano all’intestino di una zanzara femmina ed entrano in un ospite mentre essa si nutre. In altri casi, come in quello della febbre gialla o della dengue, un virus penetra nella zanzara mentre quest’ultima si alimenta da un essere umano infetto e si trasmette attraverso la saliva della zanzara stessa a una vittima successiva.” ( National Geografic )

Il nome malaria, da mala aria in italiano, il che significa aria cattiva, deriva dall’ipotetico legame con i vapori velenosi delle paludi. falciparum deriva dal latino falx che significa forma di falce, e parum che significa nascita o nascite multiple. L’organismo fu scoperto da Laveran il 6 novembre 1880 in un ospedale militare a Costantina (Algeria), quando scoprì una microgametocite flagellante. Manson nel 1894 ipotizzò che le zanzare possano trasmettere la malaria. Questa ipotesi è stata confermata sperimentalmente e indipendentemente da Giovanni Battista Grassi e Ronald Ross (premio Nobel 1902).

Lotta alla malaria

“Prima idea: distruggere i focolai delle zanzare. Le larve della zanzara vivono nell’acqua, perciò le paludi erano asciugate. Fu un’opera immensa: dal 1926 al 1937, per bonificare l’agro, furono impiegate ben 18.548.000 giornate-operaio con il lavoro di cinquantamila operai, reclutati in tutto il Paese. Oltre al prosciugamento delle paludi, la costruzione dei canali, ci fu l’azione di disboscamento delle foreste e la costruzione dei nuovi centri, che sorgevano man mano nei nuovi territori. Finalmente, negli anni trenta, Mussolini poteva annunciare, che il territorio intorno a Roma non aveva la malaria.

Seconda idea: uccidere le zanzare con insetticidi.
“La lotta all’Anopheles, e di conseguenza alla malaria, è stata condotta principalmente tramite l’uso di insetticidi, DDT, i quali hanno permesso l’eliminazione completa della malaria dai paesi del primo mondo. Il rovescio della medaglia si ebbe quando, con l’uso massivo del DDT, le zanzare hanno sviluppato una resistenza a quest’ultimo, creando la necessità di trovare nuovi insetticidi sempre più efficaci e promuovendo anche la lotta biologica all’insetto. L’uso indiscriminato di insetticidi inoltre ha avuto la triste conseguenza di inquinare le falde acquifere, e mettere a rischio la sopravvivenza di alcuni generi d’uccelli, ai quali gli insetticidi provocavano sterilità ed assottigliamento dei gusci delle uova, con relativa fragilità.” http://it.wikipedia.org/wiki/DDT_%28insetticida%29

Terza idea: uccidere il parassita della malaria. All’interno del corpo umano il parassita evita il normale sistema immunitario poichè vive nei eritrociti. Per quest è difficile trovare il vaccino antimalarico. Allora i scienziati hanno scoperto il chinino, che venne estratto dalla corteccia dell’albero della china (Sud America). Il chinino è un rimedio efficace contro la malaria ma è anche un farmaco altamente tossico. Gli effetti collaterali prendono il nome di cinchonismo (sindrome di) e consistono in vomito, diarrea e disturbi visivi ed auditivi. Questi ultimi, spesso, non sono risolvibili neanche dopo la sospensione della cura. Una resistenza al farmaco è stata osservata in Brasile già nel 1910 e dopo nel sud est asiatico: Cambogia, Vietnam e Thailandia. Si è notato che le resistenze possono essere superate aumentando le dosi. Successivamente sono state prodotte altre e meno costose medicine. La più conosciuta è clorochinina. Ha salvato la vita di milioni di persone. Putroppo il suo impiego è limitato, essendo stato riscontrato negli ultimi anni un crescente numero di ceppi resistenti, specie nel Plasmodium falciparum, mentre ritiene ancora la sua attività contro il Plasmodium vivax, Plasmodium ovale e Plasmodium malariae. ANAMED

Nel 1967, Mao si rovolge alla medicina tradizionale cinese. I ricercatori del cosiddetto Progetto 523, incaricato da Mao di trovare un farmaco antimalarico utilizzando le conoscenze della medicina tradizionale cinese. Scoprono nel 1971 che un composto isolato dall’ Artemisia annua (artemisinina), ha un’azione antimalarica sbalorditiva, anche sulle forme cerebrali della malattia. Il lavoro viene pubblicato nel 1977, rigorosamente in cinese, e a firma non di singoli ricercatori ma del collettivo di ricerca, provocando scetticismo fra i ricercatori occidentali, a cui la scoperta sembra troppo bella per essere vera, e la struttura proposta per l’artemisinina troppo strana per essere stabile. L’artemisinina è potentissima, e non si era mai visto nulla di simile per combattere la malaria. Persino i ceppi malarici diventati resistenti ai farmaci “occidentali” erano facile preda di questo composto meraviglioso. Alla fine degli anni settanta era ormai chiaro che i cinesi avevano scoperto qualcosa di importante per il trattamento della malaria, ma l’OMS incontrò molte difficoltà a convincere la Cina a condividere i suoi dati con il resto del mondo, ed in particolare i paesi occidentali.
Il primo articolo sull’artemisinina fu pubblicato dai ricercatori cinesi su una rivista internazionale solo nel 1982, non più a nome del collettivo 523, ma del ricercatore che scoprì effettivamente il composto. Con sorpresa, si scoprì che era una donna, You-You Tu. Furono le sue conoscenze della medicina cinese a farle capire l’importanza di una ricetta trovata in un antico erbario del 300.

Monumento ad arteminina in China

Monumento ad artemisinina in China

Negli anni novanta, ispirati dalle scoperte cinesi, i ricercatori americani hanno condotto i propri studi sull’ Artemisia annua, che li hanno portati agli stessi risultati dei ricercatori cinesi.