Curare la malaria al costo ZERO

L’artemisia annua è una pianta conosciuta in Cina da più di 2.000 anni con il nome qing-hao. Esistono numerose testimonianze scritte risalenti ai primi anni d.C. sull’uso, da parte dei cinesi, dell’infuso dell’artemisia annua come antipiretico.

Molti componenti dell’artemisia annua hanno un’azione rapida e sono da 5 a 10 volte più efficaci delle altre molecole normalmente utilizzate nei tradizionali antimalarici. La loro breve vita nell’organismo umano rende minimo il rischio di formazione di resistenze. L’artemisinina – uno dei componenti – riduce drasticamente il numero dei gametociti (la forma sessuata del parassita).
L’utilizzo dell’infuso dell’ibrido naturale di artemisia annua è già diffuso in più di venticinque Paesi africani in seguito al lavoro svolto da varie organizzazioni tra cui spicca il lavoro di ANAMED.

Artemisia annua

Pianta giovane dell’artemisia annua anamed

Mettendo in un litro d’acqua bollente 5/7 grammi di foglie secche di artemisia annua e assumendo l’infuso per 7 giorni, 4 volte al giorno, si ottengono risultati del tutto paragonabili all’assunzione farmacologica del principio attivo. I risultati ottenuti provano la validità dell’infuso nel trattamento della malaria falciparum e la indicano come una reale alternativa al chinino e agli altri farmaci tradizionali verso cui il plasmodium (il parassita responsabile della malaria) ha già sviluppato ceppi resistenti.
Per gran parte della popolazione mondiale (circa il 70%), impossibilitata ad avere accesso agli efficaci ma costosi farmaci, poter coltivare la pianta e assumere l’infuso significherebbe avere a costo zero un trattamento di provata validità terapeutica, ottenibile in loco dopo una breve sperimentazione colturale controllata.
Gli ultimi dati sulla malaria la confermano la terza pandemia del pianeta, il 40% della popolazione mondiale ne è esposta (2,4 miliardi di persone pari a ¼ della popolazione mondiale), colpisce mezzo miliardo di persone all’anno e ne uccide quasi 2 milioni.

L’infuso di artemisia annua oggi

L’utilizzo dell’infuso di artemisia annua come strumento emergenziale che permette ai soggetti affetti dalla forma più virulenta e aggressiva di malaria, di raggiungere i centri di salute che spesso distano parecchi giorni di viaggio. L’assunzione dell’infuso in questi casi salverebbe la vita di molte persone altrimenti condannate dalla marginalità dei luoghi in cui vivono.
In un’altra strategia d’intervento si ipotizza che l’assunzione dell’infuso di artemisia annua sin dai primi anni di vita, potrebbe essere una soluzione al controllo dell’alta mortalità infantile causata dalla malaria. L’assunzione dell’infuso, forse ritarderebbe la formazione dell’immunità che normalmente sorge nel bambino verso i sette anni d’età, ma permetterebbe ai tanti bambini, i più deboli, che andrebbero in contro a morte sicura, di vivere il tempo necessario per sviluppare quella bassa immunità al plasmodium falciparum che permette di sopravvivere alle crisi malariche meno aggressive. Anche in questo caso l’assunzione dell’infuso costituisce l’unica prospettiva di una vita normale, o quasi, in contesti in cui la malaria rappresenta una vera e propria piaga sanitaria ed economica.

Motivazioni a favore dell’utilizzo d’artemisia annua

L’utilizzo di un infuso di una pianta non è una mono-terapia. Nella pianta di Artemisia annua, oltre all’artemisinina, vi sono altri principi attivi efficaci contro la malaria falciparum quali artemetin, casticin, chrysoplenetin, chrysosphenol-D e cirsilineol oltre alle 50 sostanze che formano la struttura biochimica della pianta. Nella letteratura scientifica non si è mai osservato un parassita che abbia sviluppato una resistenza agli estratti di una pianta.
Per mono-terapia si intende l’assunzione di una sola molecola isolata, di un solo principio attivo, cosa che può avvenire solo attraverso un processo chimico di laboratorio. A ciò va aggiunto che sul mercato esistono già svariati farmaci mono-terapici composti da una sola molecola, ad esempio l’artesunato, che vengono utilizzati da più parti nel mondo quali strumenti emergenziali contro le forme più virulente e aggressive di malaria o come sostitutivi dei tradizionali antimalarici contro cui il plasmodium falciparum ha già sviluppato la resistenza.

Solo una corretta e costante informazione e formazione sulle modalità di assunzione di trattamento può ridurre il problema dell’abuso o dell’abbandono prematuro della terapia. Perciò la formazione di personale locale sulle tecniche di coltivazione della pianta e sulle modalità di preparazione e assunzione dell’infuso di Artemisia annua sono di importanza vitale. Le popolazioni locali sono perfettamente in grado, grazie anche alla loro millenaria familiarità con la medicina naturale, di apprendere rapidamente l’importanza della corretta assunzione e della trasmissione del sapere acquisito. La storia ci insegna come ciò sia già avvenuto in passato per il chinino, un antimalarico che ha già salvato milioni di vite, la cui assunzione avveniva, essendo anch’esso estratto dalla corteccia di una pianta, sotto forma di infuso.

Obiettivo è rendere autonome le comunità marginali più isolate, dall’approvvigionamento a singhiozzo degli efficaci ma costosi farmaci. In questi difficili contesti, oltre al dramma della malaria e dell’accesso ai farmaci, si verifica l’altro non meno grave problema dei farmaci contraffatti.

L’artemisia annua, attraverso le autonome coltivazioni controllate, garantirebbe due aspetti:
1) l’accesso a una sicura ed efficace cura contro la malaria:
Le coltivazioni in contesti difficili e isolati, risolverebbero il problema dell’accesso ai farmaci, garantendo alle popolazioni locali una prospettiva di autonomia nella cura della malaria. Dopo un’attenta formazione sulle tecniche di coltivazione, le popolazioni colpite da malaria endemica potranno produrre da sé l’Artemisia annua strettamente necessaria al loro fabbisogno e, attraverso la formazione, una volta fatte proprie le semplici tecniche di preparazione e assunzione dell’infuso, divenire auto-sufficienti nella cura della malaria. Considerando l’altissimo numero di casi che ogni anno colpisce la popolazione mondiale (500.000.000), in particolare nelle zone rurali e isolate, l’utilizzo dell’infuso potrebbe assicurare migliori e più dignitose condizioni di vita per milioni di persone.

2) il costo zero della terapia:
Nelle zone rurali marginali in cui la malaria è endemica, al problema dell’accesso ai farmaci, si aggiunge, nei rari casi in cui questi siano presenti, quello dell’inaccessibilità del costo. Nelle zone rurali, sopratutto africane, le famiglie
sono caratterizzate da un elevato numero di persone (mediamente da 7/10 membri),
di età media molto bassa e redditi in grado di garantire a stento la sussistenza
alimentare. È ovvio che, quando la malaria colpisce un intero nucleo familiare
quattro o cinque volte l’anno, anche il più economico dei farmaci (ad esempio 1
US $ a dose) diventa inaccessibile. L’avvio delle coltivazioni controllate e la formazione di volontari e agenti sanitari locali sull’utilizzo dell’infuso, garantirebbe alle comunità marginali di poter usufruire costantemente di una valida ed efficace terapia antimalarica a costo zero, generando così un enorme impatto sociale che con gli anni, si spera, possa espandersi a macchia d’olio nel continente africano.

Artemisia annua - la piantagione

Un ettaro coltivato ad Artemisia annua selezionata, produce dosi sufficienti per curare 100.000 persone!

Fonte. http://www.icei.it/attachments/VIATM/Relazione_Artemisia_ICEI.pdf